Vino e libertà by Angelo Floramo

Vino e libertà by Angelo Floramo

autore:Angelo Floramo [Floramo, Angelo]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: General, Short Stories (Single Author), Angelo Floramo; Vino e libertà; Bottega Errante Edizioni; racconti; anarchia; vino; libertà, Fiction
ISBN: 9791280219831
Google: haOczwEACAAJ
editore: Bottega Errante
pubblicato: 2023-01-01T23:00:00+00:00


Una tabaccheria a Lisbona

Non c’è proprio nessuno oggi al molo del Ponto Final. La scritta spennellata di nero sulle mura bianche della taverna mi ricorda che sì, qui tutto finisce. Punto e basta. Nessuno speri in un fraintendimento, non c’è scritto «punto e a capo», il che lascerebbe supporre un nuovo inizio, ancora tutto da scrivere. Un paragrafo ancora. Una frase. Almeno una parola! No. Il messaggio è forte e chiaro. Anzi di più: definitivo. E non lascia spazio all’illusione. Perché oltre non si va. Il senso della finitudine è l’anima profonda di questa terra dove l’Europa finisce e comincia l’infinito. È un’altra frontiera, l’ultima, quella estrema, che prima non avevo esperito mai e che oggi mi attraversa ingenerando uno stupore che non conoscevo. Se l’Oriente suggerisce il pianto di ogni rinascita, l’Occidente è là dove muore perfino il sole, senza dire niente. Ho i piedi sporchi di sabbia bagnata. I calzoni risvoltati fino alle ginocchia lasciano biancheggiare le caviglie che hanno il pallore dei lunghi mesi invernali. Sono ancora qui, sotto la mia pelle, e me li sono portati dentro per lasciare che si sciolgano al vento di ponente. L’alito dell’oceano mare. È piacevole la sensazione che l’umido regala alle piante dei piedi a ogni passo, in questa quasi sera di un’estate lusitana. Lascio che il peso della mia corporeità imprima sulla battigia, dietro di me, poche tracce che presto saranno dimenticate. E provo un’emozione intensa, che non riesco a razionalizzare, nel vederle scomparire, dissolvendosi piano fra la terra e l’acqua. Non rimarrà nulla del mio attraversamento. Metafora dolorosa, potente e bellissima della vita. La conclusione ha in sé un che di liberatorio. Il fatto che nulla sia per sempre deresponsabilizza. Alleggerisce la vita. Lascia supporre che c’è sempre una via di fuga. La liberazione da ogni pena se ne sta lì, a portata di mano, appena dietro il bordo delle cose. È la spugna bagnata che pulisce una lavagna polverosa troppo carica di segni tracciati con fatica. Non importa se il risultato dell’equazione non torna. Prima o poi tutto verrà cancellato. Sorella Morte abita queste contrade. E la sua voce è quella del fado. Lisbona se ne sta stropicciata e indolente davanti a me, raccolta nelle sue case colorate come una femmina sensuale e sfacciata che prende il sole nuda in un anfratto della costa. Tra di noi il Tago, immenso. Lo confonderesti con l’oceano che se lo ingoia in un momento, se non sapessi che è un fiume. E non gli vale a niente la corsa iniziata mille chilometri fa, sulla Sierra de Albarracín, in terra d’Aragona, bagnando poi i piedi a Toledo, orgogliosa delle sue lame, regalando un sogno d’acqua alle piane bruciate dal sole della Mancha e a tutti i Sancho Panza che all’acqua preferiscono il vino. Anche lui è arrivato fin qui per finire in un barbaglio di luce. Una vela passa leggera e veloce, quasi fosse il fantasma dei vascelli che salpavano da questi contorni del mondo per le Americhe, l’Africa o i porti dell’Asia e ritornavano con la pancia profumata di spezie, balsami e malinconie.



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